domenica 13 maggio 2012

Alle volte vita dura.

Breve ma intenso il nostro pellegrinaggio birrista nel vicentino. Tappa principale: "Alle volte", il pub-ristorante gestito dall'autorevole esperto di birra Antonio Canale, che è un professionista e al contempo un amatore, come, del resto, la gran parte di umanità che popola il piccolo mondo birrario (a differenza dell'ambiente del vino, nel quale la passione - sempre ci sia - si rivela molto meno nella persona dell'imprenditore, per tanti ipotizzabili motivi).

Il locale non ha nulla della rustica, cupa ed intrigante taverna delle nostre aspettative, anzi, è sgargiante, vanitoso, una sorta di cappella privata sospesa tra il sacro ed il kitsch (a me comunque piace).
Data l'importanza dell'evento - siamo nel tempio di una vera autorità del settore - sperimentiamo i "menù degustazione", rimettendo al cuoco-padrone ogni decisione sul destino della serata.

Si comincia con un semplice ma originalissimo aperitivo di Kriek (80%) e Prosecco (20%). La Kriek, per la cronaca, dovrebbe essere una birra a base Lambic invecchiato 18 mesi, al quale vengono aggiunte ciliegie acide per provocare una seconda fermentazione, che dura complessivamente 5-6 mesi, dopo di che viene imbottigliata assieme a del Lambic giovane, per l'ultima rifermentazione.
Insomma, un'ottima idea, per una bevanda facile, fresca, profumata e frizzante, leggermente dolce e sapida. A volerla proporre, avrebbe sicuramente successo in qualunque bar da centro-città.
Le portate muovono da sei assaggi di antipasto, tra cui lonzino stagionato con ricotta alla Guinness, tonno affumicato con salsina di Lambic e mela, bresaola con pesto di rucola, prosciutto di cervo con funghi ed involtini di melanzane, dei quali solo gli ultimi due, però, superano il livello della mediocrità.
Soltanto in alcuni, inoltre, l'ingrediente birra trova effettivamente riscontro nel sapore finale.
 In abbinamento, una Maxlrainer Helles della Schlossbrauerei Maxlrain (in un omonimo paesino a sud di Monaco), classica birra chiara bavarese, con 4,8% di alc. vol., schiuma abbastanza fine e persistente, tenue intensità olfattiva di malto e luppolo. In bocca è beverina e rotonda, leggermente dolce, acidognola e con finale secco ed amaro.

Il primo primo consiste in tagliatelle al nero di seppia, gamberetti e zucchine, adagiate su una sfoglia di formaggio: un ottimo pretesto per gustarsi La Trappe Witte dell'Abbazia di Koningshoeven (Tilburg, nel Brabante Settentrionale, NL), birra trappista in stile blanche di un torbido giallo paglierino, corpo leggero, profumi non particolarmente intensi di frumento, agrumi e spezie; fresca ed appena amara; sul pesce ci sta bene.

Poi subentrano i garganelli con salsiccia, peperoni e rucola - saporiti ma un po' troppo cotti - e dell'altra pasta ripiena di provola e speck. Anche in tal caso, la cosa migliore è l'accostamento con l'Abbaye d'Aulne Triple Blond della Brasserie Val de Sambre (a Gozée, nella Vallonia belga), 9% alc., caratterizzata dal colore dorato, la schiuma meno fine e persistente delle precedenti, i profumi di arancia, frutta esotica, luppolo; abbastanza densa, il suo gusto è leggermente dolce, acido, con finale amarognolo e secco.
 Proprio quando i nostri eroi, ahimè, cominciano a vacillare, arriva la portata migliore dell'intera cena: uno strepitoso roastbeef sanguinolento e tenerissimo, con agrodolce condimento di uva e Gueuze, accompagnato da patate.
Anche la birra è la preferita della serata (mia, ché l'Altra propende per la Pale Ale). Si tratta della Gouden Carolus Classic della Het Anker (Malines, Fiandre del Belgio): è scura, di 8,5 gradi, con schiuma sfumata al marrone; profuma di malto tostato, caramello e forse cioccolato, in bocca è dolce, densa e rotonda, alcolica, ben equilibrata.
 Introdurre nello stomaco l'ultima portata non è cosa da tutti, ma il filetto di manzo, con riduzione di birra Scubi e radicchio, si merita una notte insonne in attesa della digestione.
La Scubi del Birrone (Isola Vicentina, VI), che avrei avuto occasione di provare il giorno successivo, è una gran birra a bassa fermentazione, con 5,6% alc., corpo snello e beverino, profumo intenso di malto torrefatto e caramellato, leggermente fruttato, dolce.
 In abbinamento però c'è un'altra birra alla spina: sicuramente una La Trappe, ma quale?! Comunque, il colore è ambrato scuro, luminoso, con odore di malto caramellato, frutta, banana, per quel poco che riusciamo ancora a percepire.

Quanto tutto sembra finito, torna a tradimento la Kriek, stavolta pura (ma di che marca?), in compagnia di una sorta di crostata con crema e mirtilli.
 E' una strage, e ci prefiggiamo di ritornarci per un pasto umano e delle birre a scelta. L'opinione è positiva, ché il prezzo è onesto ed il cibo mediamente buono - molto buone, invece, solo poche portate.
Certo, probabilmente il tipo di cucina avrebbe preteso una breve introduzione per ogni piatto, ma il cuoco era all'opera ed il cameriere alle prese, da solo, con l'intera clientela.

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