martedì 20 agosto 2013

Un Diamante è per sempre... finché non stappi.

Non ci capita spesso di scolarci un'intera bottiglia in una sola serata (è per questo che abbiamo speso una quindicina d'euro in tappi con aspiratore d'aria - che non funzionano). Stasera è successo, quasisenza che ce ne rendessimo conto. Credo questa sia la migliore presentazione possibile per un vino.
Qualche sospetto che sarebbe finita così, in realtà, c'era già da prima, perché il Fiano di Avellino DOCG Vigna della Congregazione 2009 di Villa Diamante l'avevamo assaggiato-ammirato solo poche settimane orsono, presso la casa-azienda di Antoine Gaita e di sua moglie Diamante, con gli stessi smodati esiti.


Per dire qualcosa d'introduttivo, l'uva è coltivata in regime biologico, su particelle sparpagliate per la collina di Montefredane (per una superficie complessiva di circa 3,5 ha). I terreni sono a circa 450 m s.l.m. e sono costituiti da rocce ed argilla; il sistema di allevamento è a controspalliera. La vinificazione è stata condotta in acciaio, caratterizzata da una prolungata permanenza sulle fecce.
Il vino ha colore giallo paglierino luminoso, di media intensità. I profumi compongono una complessa ed intrigante tessitura: il primo impatto, a vino fermo, è floreale, minerale ed aromatico; agitando, subentra innanzitutto una zaffata di pietra; poi, si aggiungono anche la frutta (albicocca?) matura, la frutta secca grassa e secca (tipo mandorle) e sentori più acerbi e freschi: insomma, di tutto di più.
In bocca sono molto evidenti (e di lunga persistenza) le note di albicocca matura, di agrumi, di brioche, di frutta acerba e di vegetale fresco, senza dimenticare la mineralità. L'attacco al palato è morbido e caldo (l'alc. vol. è comunque al 13,5%) e, insieme, di sapidità medio-elevata; gradualmente, man mano che il bruciore dell'alcol si fa (delicatamente) avvertire, interviene un'acidità sottile ma incisiva e molto persistente; la chiusura è amarognola e, assieme agli altri sapori e profumi, regala un finale lunghissimo.

Un vino davvero entusiasmante, che arricchisce anche la trota, l'insalatina ed il pecorino bagnolese (Salvatore Di Capua) della nostra cena, con una buona corrispondenza aromatica ed una piacevole sensazione di pulizia in bocca.

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