venerdì 8 novembre 2013

Tigli e soldi.

Per una volta, messa da parte "Osterie d'Italia", ci affidiamo alla guida "EurHop!" per la scelta di un ristorante: siamo troppo curiosi, infatti, di provare uno dei locali birrari consigliati dal mitico Kuaska (che ne cura la sezione dedicata all'Italia).
Finiamo così alla pizzeria "I Tigli" di San Bonifacio (VR).

Appena entrati, in realtà, ci rendiamo conto di non essere in un classico ristoro birrario (di quelli che piacciono a noi, per intenderci: semplici, vecchiotti, colmi di birre e trasudanti passione).
Lo schema estetico è più tipico, invece, dei locali per odierni gourmet: pareti bianche, arredo bianco, grande cura nelle geometrie e nei colori della piccola oggettistica, pane a pasta madre in mostra, grandi vetrate sul verde, grandi vetrate sulla cucina (colma di ragazzi sorridenti).
Il che non è un male - anzi, è proprio l'estetica che piace a Quell'altra - però fa sempre drizzare le antenne: per la nostra scarsa esperienza, difatti, sappiamo che queste ostentazioni di qualità si traducono sempre in un certo prezzo, non sempre in una corrispondente offerta.
E così...

...Non c'è che dire, le pizze sono senz'altro buone, soprattutto per via della pasta ottenuta dal lievito madre, che è alta, ben lievitata, soffice ed elastica (anche se così somiglia più ad una focaccia). Pure gli ingredienti sono per la gran parte di livello superiore alla media: una spanna su tutto, secondo me, ce l'hanno il pomodoro e le olive taggiasche.
Però, insomma, la pizza in quanto pizza non raggiunge poi queste grandi vette: è come se il cibo per gourmet (anzi, l'ingrediente per gourmet) avesse preso il sopravvento sul piatto tradizionale "pizza"; come se dietro il piatto ci fosse uno chef ma mancasse un esperto pizzaiolo.
Probabilmente è normale che sia così, quando si tratta di rivisitazioni di alto livello dei piatti tradizionali. A noi però non convince appieno.
Ancor meno ci convince in rapporto al prezzo, ché 20,00 euro per una pizza alla bufala (e non era nemmeno nella fascia di prezzo più alta!) sono oggettivamente troppi.
Troppi, sia perché si tratta pur sempre di pizza (e non di portate complesse ed elaborate), sia perché - pizza o non pizza - il piatto che ci propongono non giustifica in concreto quella spesa, nemmeno per la mozzarella di bufala, la quale - non sappiamo se per qualità intrinseca, problemi di trasporto o modalità di cottura - risulta alla fine mediocre, di sapore evanescente e consistenza provolesca (con l'origano sopra, somiglia ad una tosela trentina!).

Quanto alle birre - premesso che la scelta non è poi granché ampia - proviamo La Bianca di Matthias Muller (prodotta ad Hauzenberg in Baviera).
E' una birra di frumento e farro maltati, con 4,6% ABV. Il colore è aranciato, mentre la schiuma è ricchissima e di media persistenza. Ha profumi molto carichi, di cereali, agrumi, spezie e lievito (manca invece la tipica banana); in bocca è di corpo medio-leggero, beverina, sì, ma secondo noi pure un po' sfuggente per aromi e sapori.

Passiamo poi alla Tipopils del Birrificio Italiano (Limido Comasco, CO), 5,2% ABV, ottenuta da malti pilsener e caramunich e luppoli tedeschi, aggiunti anche in dry hopping. Ci accoglie dorata, luminosa, con una schiuma ricca e fine ma non molto persistente. I profumi sono semplici ma precisi ed essenziali: in primo piano l'erbaceo, in secondo il malto, i fiori ed il miele; in bocca è snella, fresca e beverina, con un finale nettamente amaro-erbaceo.

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